TERAMO – «Le Virtù teramane? Sono un bene di tutti». Ad intervenire nel dibattito sul piatto tipico teramano e sulle polemiche sollevate dai ristoratori teramani contro la sagra che si è svolta a Tortoreto è il presidente dell’associazione “Teramo Vivi città” Marcello Olivieri. «Le virtù – spiega Olivieri – nascono nel 1300 a Roma e solo in seguito sono state adottate come proprie dal popolo teramano, comunque esistono numerose varianti in tutto l’Abruzzo ed oltre. E’ doveroso precisare che non esiste una ricetta standard delle “virtù teramane”, ogni piatto di questa pietanza viene personalizzata in base a dei gusti individuali ed al territorio, questa tradizione è un bene di tutto l’Abruzzo e nessuno può avanzare dei diritti in merito all’originalità della ricetta». In merito al famoso “disciplinare”, ossia il vademecum, seguito dai ristoratori tipici teramani che hanno anche brevettato il marchio delle Virtù, Olivieri afferma di essersi rivolto alla Camera di Commercio per avere delle delucidazioni. «Ci è stato risposto chiaramente – afferma Olivieri – che il tanto sbandierato “disciplinare delle virtù” è solo un marchio di qualità volontario e nessuno è obbligato a rispettarlo. Quindi ognuno può fare le Virtù teramane come gli pare». Olivieri esprime infine «soddisfazione per il successo avuto dalla manifestazione “virtù e tipicità in terra d’Abruzzo” tenutasi a Tortoreto, cinque giorni dedicati alla storia della gastronomia abruzzese assolutamente da ripetere».